SCHIIT MODI quando i numeri cedono il passo alla MUSICA

Pubblicato: 18 ottobre 2013 in Audio Generale

Nessuna connessione tranne le uniche due indispensabili, niente driver Asio, nessun supporto oltre 96, nessuna alimentazione speciale…

SOLO MUSICA

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Inputs: USB
Sampling Rates: 16/44.1 to 24/96, including 24/88.2

Input Receiver: C-Media CM6631A
D/A Conversion IC: AKM4396
Analog Summing, Active Filtering: Based on AD8616 with precision thin-film resistors and film caps.
Output: RCA (single-ended)

Output Impedance: 75 ohms
Frequency Response: 20Hz-20KHz, +/-0.1dB
Maximum Output: 1.5V RMS
THD: <0.003%, 20Hz-20KHz, at max output
IMD: <0.004%, CCIR
S/N: >100dB, referenced to 1.5VRMS, unweighted
Crosstalk: -80dB, 20-20kHz
Power Supply: USB powered, 120mA draw
Size: 5 x 3.5 x 1.25”
Weight: 1 lb

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Proseguendo nell’ascolto DAC e in particolare dell’U7 e del Modi (ma non solo di questi due) rimango sempre più sorpreso da quest’ultimo, e in maniera tale da non riuscire a capacitarmene.

Con l’aumentare delle ore il suono diventa sempre più omogeneo e “musicale”.

Oltretutto, nonostante il Modi sia notevolmente più dettagliato e “radiografico”, rimane anche più dolce, il che ha dell’incredibile.

In Carmina Celtica by Canty, ad esempio, il Modi restituisce voci prive di qualsivoglia durezza, fenomeno che invece riesco a percepire sull’U7, sebbene in una forma tutto sommato lieve; per non parlare poi della profondità della scena: sembra proprio che l’U7 non tenti nemmeno di avventurarsi là dove il Modi, invece, osa in maniera audace.

I particolari musicali che il Modi riesce a disegnare sono incredibili; strumenti o suoni di fondo, che nell’U7 quasi si perdono, sono lì presenti senza doverli andare a cercare. Questa credo sia la differenza più rilevante.

A detta di altri ascoltatori, in momenti diversi, quindi senza che ognuno avesse modo di influenzare l’altro, ho sentito ripetere questa stessa frase: “Non sembra nemmeno lo stesso brano”.

Se forse si paga qualcosa, è sul piano orizzontale e verticale dell’immagine, ma reputo sia un fatto legato al maggiore dettaglio.

Le voci femminili sono accuratamente scontornate, restituendo così un notevole realismo: quelle di Patricia Barber, Leila Martial, Barb Jungr, Gwyneth Herbert, Esperanza Spalding in particolare. La voce invece che mi ha meno convinto è Rebecca Pidgeon (troppo asciutta…)

Bellissima invece quella di Sophie Milman, con la chitarra sulla destra posizionata molto più indietro sul Modi che sull’U7, il che sembra confermare la diversa prospettiva in profondità (migliore e più naturale).

Questa è una fra le caratteristiche del Modi che lo contraddistinguono maggiormente: c’è molto più dettaglio, decisione, in quei pezzi caratterizzati da passaggi particolarmente incisivi e scavati; proprio lì, dove ti aspetti che anche il Modi possa sparare ed esasperare, lo trovi indietro, quasi attenuato… Al contrario, strumenti che quasi non percepivi sull’U7, si trovano ora più avanti e in evidenza. Un suono, quindi, dettagliato e più articolato nel suo posizionamento in profondità. Fantastico.

Chitarra e contrabbasso sono restituiti con grande precisione ed una palpabile plasticità. Il retroscena musicale, la cantante che prende fiato, le dita sulle corde, la sensazione del tasto che sta per essere premuto, confermano quanto detto sopra.

Musica Jazz eccellente. Il brano procede fino alla fine senza la minima voglia di “skippare”: Lee Morgan produce un hard pop di incredibile scorrevolezza, le diverse pressioni nella tromba diventano parte integrante del brano e tutto diventa estremamente emozionante.

Anche Ornette Coleman, Clark Terry e Dexter Gordon sparano da far paura, ma con grande lucidità e senza mai essere fastidiosi, come se il Modi sapesse fin dove arrivare e quando fermarsi.

Sciubba Farcione, si avvantaggia non poco del DAC di casa Schiit: buona anche la gamma bassa, contenuta con grande disinvoltura.

Don ’it Right dei Daft Punk confermano che l’oggetto spara ma non strilla, ed anche dinamicamente sembra convincente.

In Quiet Winter Night, Lifescape Therapy l’atmosfera riprodotta risulta avvolgente e palpabile, con un pianoforte sufficientemente plastico.

Passion André Minvielle guizza come un pesce fuor d’acqua: davvero buona la lucidità che restituisce in questo pezzo, tanto che mi sembra quasi di intuire la mimica del fisarmonicista, della sua grande decisione e forza nell’esecuzione.

David Grisman diverte come non mai, con una gamma alta che non si può fare a meno di notare per presenza, precisione e velocità.

Sulla classica si comporta altrettanto bene, confermando ancora una volta l’ottima collocazione in profondità. Gli strumenti sono molto ben controllati, i pieni orchestrali mi hanno convinto anche dal punto di vista dinamico, sfoderando una gamma bassa tutt’altro che deludente e spingendo in maniera sapiente l’amplificazione valvolare usata che, per dovere di cronaca, credo sia stata più un vantaggio per il Modi che per l’U7.

Forse, quando trovi qualcosa che ti piace veramente, preso dall’entusiasmo, sei portato a dire più di quello che dovresti, e il limite dell’esagerazione non mai così lontano da non essere oltrepassato… ma il Modi è un oggetto magico, stregato, che ha davvero dell’incredibile. Un plauso quindi a Schiit e al lavoro magistrale che i suoi progettisti hanno saputo compiere con la realizzazione di questo piccolo “miracolo in scatola”.

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